Stefano Bottaioli

By Stefano Bottaioli

Giugno 29, 2017

FINANZA D’IMPRESA: L’accesso al Credito in Tempi di Crisi (Contributo)

Il perdurare della crisi finanziaria, iniziata nell’estate 2007, ha comportato per larga parte del sistema bancario italiano forti tensioni sia sul versante della provvista, sia su quello del capitale.

Le conseguenti difficoltà delle Banche e degli altri  intermediari finanziari, in particolare di quelli di maggiore dimensione, hanno fatto sì che all’aumentato bisogno di ottenere credito da parte delle imprese, in una fase di profonda crisi economica, non abbia fatto seguito un proporzionale aumento dei fondi messi a disposizione.

Al di là delle conseguenze della crisi, il rapporto che le imprese hanno con il sistema bancario è ulteriormente condizionato dall’entrata in vigore delle disposizioni in materia di accantonamenti patrimoniali stabilite dagli accordi di Basilea.

La logica sottostante al sistema è semplice: più elevato è il rischio che assume la banca, maggiore dovrà essere la quota capitale accantonata dalla banca stessa, e quindi più elevato sarà il tasso applicato al prenditore.

L’applicazione di tali disposizioni ha contribuito ad un ulteriore rischio di razionamento del credito per le imprese meno “bancabili” e formalmente con profili di rischio più elevati, quali tipicamente le nostre imprese medio/piccole .

Per la valutazione e la determinazione del rischio di credito le banche utilizzano metodi di calcolo diversi, tenendo conto di vari indicatori; gli elementi di criticità, e di conseguenza i requisiti richiesti, con riguardo al credito per le imprese di piccole e medie dimensioni, sono principalmente riconducibili ai sistemi di valutazione che ciascuna banca adotta (rating) e che dovrebbero essere trasparentemente comunicati ai clienti.

Il rating viene estrapolato da algoritmi che elaborano un mix di informazioni di tipo quantitativo e qualitativo ; la valutazione delle aree quantitative viene effettuata automaticamente dal sistema informatico sulla base dei dati di bilancio (aspetto patrimoniale, finanziario ed economico), delle risultanze della Centrale Rischi Bankitalia (anomalie, grado di utilizzo dei fidi ecc.), andamento operativo del rapporto e analisi settoriale, mentre la valutazione delle aree qualitative è “guidata” dalla professionalità e dalla conoscenza diretta dell’impresa richiedente da parte della Banca.

Nell’ambito della valutazione di una richiesta di affidamento ci sono quindi dei principi guida ai quali le Banche si attengono per determinare la sussistenza o meno dei requisiti fondamentali di affidabilità e per determinare le condizioni tecniche (garanzie) ed economiche (tasso) dell’operazione richiesta dal Cliente:

  1. a) utilizzo di forme tecniche di fido coerenti ed adeguate;
  2. b) valutazione oggettiva del richiedente e delle sue capacità di rimborso;
  3. c) valutazione qualitativa del richiedente.

Il primo punto si riferisce alla necessità di impostare forme tecniche di affidamento effettivamente utili e utilizzabili dal Cliente, e di mantenere un buon equilibrio tra le fonti di finanziamento a breve e quelle a medio/lungo, evitando ad esempio l’utilizzo di linee di credito ordinarie/correnti (scoperto di conto corrente, smobilizzo crediti commerciali) per finanziare l’acquisto di macchinari o immobili.

Per il punto b) si andranno a verificare gli aspetti economici (fatturato, redditività, prospettive, ecc.),  patrimoniali  (livello di capitalizzazione, equilibrio strutturale, ecc.), finanziari (gestione finanziaria, liquidità, ciclo monetario, ecc.), e il livello di indebitamento, con particolare attenzione  alla capacità di rimborso (produzione di flussi di reddito tali da sostituire nel tempo il debito con capitale proprio).

Per la valutazione qualitativa  invece risulta importante per la Banca acquisire più informazioni possibili in merito al profilo di governance dell’impresa, verificare se possono esistere eventuali problemi di passaggio generazionale, conoscere gli amministratori ed i soci, ecc. Sempre in tale contesto è fondamentale conoscere e valutare la situazione complessiva del “profilo rischi” di impresa (immagine, rischi finanziari, rischio paese per export, ecc.) e del posizionamento strategico (diversificazione dei prodotti, innovazione, mercato di riferimento, rapporti con fornitori, ecc.); sempre più  frequente è la richiesta di un approfondito “business plan” che “certifichi” la capacità da parte dell’Azienda di produrre, nel medio periodo, flussi di cassa adeguati agli impegni assunti e/o da assumere.

Per questi motivi è  essenziale che le Imprese dispongano degli strumenti e dei supporti professionali necessari per una puntuale autovalutazione del proprio merito creditizio, per individuare eventuali criticità e adottare gli opportuni interventi correttivi,  così da poter rappresentare al meglio, nel dialogo con la Banca,  la realtà e le prospettive aziendali, e aumentare di conseguenza il proprio potere negoziale.

Stefano Bottaioli

Consulente Finanziario &
Financial Blogger

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