….allego volentieri un pezzo di Deshgold.com
Ma tra oro e Bitcoin, cosa è meglio?
Come al solito non si trova risposta ad un quesito del genere se non con una più attenta riflessione che, come al solito, deve guardare in faccia alla realtà, che è composta da rischio ed avidità.
Ecco a voi una serie di riflessioni su metalli preziosi e criptovalute, approfittando di una guida d’eccezione: l’analista Michael Ballanger da The Gold Report.
A questo punto dovremmo fare i complimenti a quella banda di genietti che è riuscita a coniare una valuta che non fosse soggetta alle angherie delle politiche monetarie tanto delle banche centrali quanto di quelle d’investimento.
Chapeau.
Bitcoin è appunto questo: un mezzo di scambio fuori dal controllo bancario che proprio ora veleggia a settentrione dei 4000 dollari l’unità.
Bitcoin, in effetti, ha fatto esattamente ciò che avrebbe dovuto fare l’oro, se non fosse stato per la manina invisibile delle banche, adeguatamente istruite da quelle centrali e dai dipartimenti del Tesoro di metà G20.
E ovviamente, ma lei merita sempre una menzione a parte, dalla Federal Reserve.
La genialata di creare un surrogato dei metalli preziosi per evitare gli interventi corsari dell’élite è, a detta di Ballanger:
…una delle cause maggiori di frustrazione con cui gli storici di oggi, come me, vivono [il periodo più folle] di politica monetaria che la Storia abbia mai visto.
Appunto perché pare proprio che l’inflazione non abbia incluso anche oro ed argento.
Almeno, non ancora.
In questo 2017, segnato in apertura dall’euforia pro-Trump, l’oro era letteralmente svenuto.
Si è ripreso prontamente una, due ed ora tre volte, picchiando forte la testa sempre contro quella resistenza benedetta dei 1300 dollari.
Ma tutto ciò che abbiamo pubblicato su questo blog, così come il pensiero di tutti gli analisti ed investitori che di sovente citiamo e seguiamo dietro le quinte, si riduce ad un solo fatto: nulla eguaglia il possesso fisico dei metalli preziosi.
Nulla.
Un altro spunto di riflessione che ci dona Ballanger è il seguente:
…[il possesso di oro ed argento] è altamente più sicuro e preferibile che detenere obbligazioni o azioni detenute da un broker o [addirittura] un Bitcoin in un portafoglio.
L’unica prova di possesso è un codice in un database.
Detta così può sembrare fuorviante, ma le criptovalute, almeno Bitcoin lo è di certo, sono un mezzo di pagamento basato sulla tecnologia blockchain che, solo ingenuamente, può essere vista come la panacea di tutti i mali.
La blockchain altro non è che un registro di transazioni.
Una partita doppia crittografata e, soprattutto, immutabile: ogni transazione è indissolubilmente legata alla precedente ed alla successiva.
Impossibile barare.
E la blockchain, per il momento, è tutta qui.
Il 90% dei problemi delle criptovalute nascono, difatti, al di fuori della blockchain:
Tutte le voci sopracitate sono barriere all’adozione universale di Bitcoin&Co. e che precludono, per ora, l’utilizzo delle cripto quale valida alternativa alle attuali valute fiat.
Ovviamente, queste problematiche stanno venendo affrontate, una per una.
Ma un utilizzo di massa non sarà tecnicamente possibile prima di 2 o 3 anni: il mondo delle cripto è ancora selvaggio; meno di un anno fa, ma lo è ancora.
In più le blockchain cambiano. Uh, se cambiano.
Abbiamo parlato di Bitcoin, ma ve ne sono almeno un’altra decina attive al momento e altrettante in sviluppo, con caratteristiche diverse e linguaggi di programmazione più duttili.
E noi, amanti delle ciclicità, sappiamo che tutto ha un inizio ed una fine: Bitcoinnon sarà eterno, come non lo sarà, a dispetto del nome, il buon Ethereum.
Ma soprattutto, al giorno d’oggi, chi te le accetta le cripto?
A parte i lounge bar costruiti nelle hall dei grattaceli di Singapore dove le già multi-milionarie start-up che sviluppano le cripto hanno il loro quartier generale?
O vuoi ordinare una pizza a New York e fartela spedire col prossimo volo Alitalia?
Se contiamo che i cripto-portafogli ad inizio 2017 erano 14 milioni in tutto il mondo e che i possessori di wallets se ne guardano bene dall’averne uno solo – quindi i titolari erano ancor meno di 14 milioni –, quanti davvero utilizzano le cripto non sono che una goccia nell’oceano delle 7,3 miliardi di anime che popolano questo pianeta.
In altre parole, i cripto-fans sono bene o male lo 0.2% della popolazionemondiale.
Anche in questo caso, a meno che il prossimo cataclisma finanziario non avvenga fra 5-10 anni – insomma, preparatevi, che questa crisi diventa maggiorenne –, l’effettiva utilità di bitcoin nella vita di tutti i giorni è estremamente limitata.
Ripetiamo, se non fosse chiaro: quanto e dove investire è tutta una questione di rischio.
E tanto più rischio ci si prende, sempre meno sicurezza si avverte e meno si dorme la notte.
C’è un filo logico che ancora collega la nostra posizione rialzista, sia in termini nominali che reali – quest’ultimi i più importanti –, su oro ed argento:
la marea di liquidità in cui sguazziamo quotidianamente dal 2008, non è stata creata da un aumento dei consumi e men che meno da un aumento della produzione o dall’adozione di una tecnologia rivoluzionaria.
La liquidità in cui l’intero mondo affoga, non ha avuto altra origine che quella del debito.
E come, ancora una volta, il buon Michael ci suggerisce:
…è il debito che ha causato l’inflazione degli assets azionari gonfiando i prezzi di tutti i più importanti titoli sulle piazze d’affari, in particolare su quelle americane, e che temporaneamente ha salvato i bilanci delle banche di tutto il mondo da un bagno di sangue garantito.
Praticamente tutte, sono state beccate a ingurgitare derivati estrumenti collaterali sostenuti dal debito [mutui cartolarizzati]come fossero caramelline per la gola.
Anche per il debito, come per tutte le cose, giungerà il giorno del giudizio.
E quel giorno, si venderà tutto il possibile per coprire i debiti e limitare le perdite.
E sarà a quel punto che il sistema andrà in tilt e dove tutto ciò che conterà, al fine di effettuare una transazione, sarà il possesso fisico del bene che si vuole scambiare.
Continua l’analista:
Di conseguenza, sono un compratore di oro ed argento ai prezzi odierni proprio perchè c’è Bitcoin.
La gente ha preferito riversare i suoi averi digitali a favore della proprietà invece che del possesso fisico.
Ciò significa che il prossimo proposito secolare degli interventisti [seguaci della dottrina Keynes] sarà quello di entrare in massa nelle criptovalute per seminare il panico.
I token stanno rapidamente diventando una seria minaccia per le valute fiat e come abbiamo visto, le banche centrali ed il Tesoro di qualsiasi paese detesta a morte chiunque e qualsiasi cosa minacci il suo sistema fiduciario, che vede la simbiosi fra banchieri e governanti come mezzo ultimo per perseguire i loro interessi.
Le criptovalute sono il futuro, questo è ormai certo.
Su quale, c’è ancora molto da dibattere.
Ma sottovalutare i metalli preziosi, il così detto denaro, e preferirgli sue rappresentazioni, i così detti token, in un periodo di transizione come quello attuale, significa bendarsi gli occhi e saltar giù.
Se da un gradino o dalla cima di un dirupo, beh, questo lo potrai scoprire solo all’atterraggio.
Consulente Finanziario &
Financial Blogger
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